Reviews
from Rock - West: albums (G - L)
The
Gang - il seme e la speranza (2006)
Gas
Money - 22 dollars (2006)
Paolo
Giordano - kid in a toyshop (2000)
Holygold
- the color white (2015)
La
Rosa Tatuata - bandiera genovese (2001)
Max
Lazzarin - don't touch my shoes (2008)
Legittimo
Brigantaggio - senza troppi preamboli... (2006)
Ginger
Leigh - sugar in my coffee (2005)
The
Little Willies - The Little Willies (2006)
Mary
Lorson & Saint Low - realistic (2005)
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THE
GANG
IL SEME E LA
SPERANZA
(CIA MARCHE - LIFEGATE MUSIC) 2006
Controverso è lontano
sei anni, ma nel frattempo c'è stato lo splendido episodio
di Nel Tempo Ed Oltre, Cantando, album inciso insieme a La Macina
che vedeva ripresi sia pezzi propri sia pezzi della tradizione,
mischiando in modo mirabile rock e folk.
Da lì sembrano ripartire i Gang, con l'intenzione di continuare
a "gettare semi antichi, che sono idee, gesti, cultura"
affinchè da questi semi germoglino in continuazione "giustizia
sociale, pace, democrazia". Non è solo una metafora,
quella del seme, perché queste canzoni sono comunque tutte
saldamente legate al mondo contadino.
Con questo disco, tra brani nuovi, riproposizioni rivedute e corrette
dal loro song-book e tradizionali, i Gang paiono voler "riportare
tutto a casa"; con questo intento si fanno aiutare da molti
degli amici che in vent'anni e più dal loro esordio hanno
avuto modo di conoscere lungo i tanti chilometri percorsi sulla
strada che da un concerto li portava ad un altro, fosse la sagra
paesana, fosse il palasport, fosse la piazza di una grande città,
fosse la bettola sperduta nella provincia, fosse "lungo la
carovana, sotto l'arcobaleno
".
In questo nuovo lavoro Marino e Sandro Severini non esitano a
regalare una delle loro canzoni più note, La Pianura Dei
Sette Fratelli (era su Una Volta Per Sempre), al Coro Delle Mondine
Di Novi. Non è l'unica dedica alla Resistenza: uno dei
pezzi nuovi (4 Maggio 1944 - In Memoria) ci narra la storia della
famiglia Mazzarini, massacrata dai nazi-fascisti.
La band che accompagna i fratelli Severini è composta dai
fidi Francesco Caporaletti e Paolo Mozzicafreddo alla base ritmica,
mentre le tastiere sono nelle mani di Marco Tentelli; ma grande
importanza hanno anche gli altri musicisti coinvolti nelle sessions,
tra cui spiccano Max "Grizzly" Marmiroli al sax e Alice
Fabretti ai cori.
È Terra Nostra e Lacrime Del Sole (entrambe nuove) sono
legate tra loro dalla cultura contadina, dal sudore, dalla fatica,
dalle mani callose "con la terra sotto le unghie".
A Maria sarebbe l'inno ideale per l'8 marzo, se anche questa non
fosse diventata una ricorrenza da sfruttare economicamente in
tutti i modi.
Tre canzoni sono dedicate ad altrettanti personaggi del Sud America:
A La Molina No Voy Mas (duetto con Jsmael Ziede Burba) è
un tradizionale molto caro a Victor Jara, scomparso tragicamente
insieme a migliaia di persone nello stadio di Santiago Del Chile
l'11 settembre 1973 dopo la salita al potere di Pinochet. Comandante
(dedicata al sub-Comandante Marcos, era in Fuori Dal Controllo)
è da anni uno dei cavalli di battaglia nelle esibizioni
live: questa nuova versione è meno festaiola, più
rock. Chico Mendes (già su Le Radici E Le Ali) è
la storia di un sindacalista che lottava per i diritti dei seringueiros
dell'Amazzonia, ma anche per l'Amazzonia stessa.
Il tradizionale Saluteremo Il Signor Padrone nella versione dei
Gang diventa una vera e propria metal-folk-protest song.
La Canzone Dell'Emigrante (testo di Marino su musiche di Ambrogio
Sparagna) era stata incisa nell'88 in inglese su Reds: anche questo
è un esempio del bisogno dei fratelli Severini di tornare
alle radici.
Un uomo molto legato alle radici era Woody Guthrie: il suo classico
This Land Is Your Land è una rimpatriata tra amici: Graziano
Romani, Michele Anelli, Alice Fabretti, "Cisco", Andrea
Parodi, Maurizio Zannato (Marmaja), Marco Mezzetti (Ratoblanco),
"Paolino" Archetti Maestri (Yo Yo Mundi), Gianluca Spirito
(Ned Ludd), Lorenzo Semprini (Miami & The Groovers), Luca
Mirti (Del Sangre).
"Questa visione proviene da Gandhi" è la presentazione
di Il Lavoro Per Il Pane, pezzo conclusivo. Marino Severini ne
recita il testo sulle note che lo accompagnano fino all'ultima
strofa del disco: "il mio popolo è qui dove egli canta,
dove il lavoro suo è per il pane".
È la dimostrazione che i popoli di Marche, Chiapas, Cile,
Amazzonia, India, seppur geograficamente lontani tra loro, hanno
la stessa speranza, che deve trasformarsi in progetto: "pari
opportunità, emancipazione, dignità, condivisione
di un sogno antico: Antico come il cuore della terra. Dove risiede
il futuro."
(da www.blackdiamondbay.it
e www.the-gang.it)
GAS
MONEY
22 DOLLARS
(GAS MONEY) 2006
Basterebbe citare la frase
riprodotta sul retro per capire la filosofia che sta alla base
di questo gruppo e di questo disco: "still playing for drink
tickets and 22 dollars".
Arrivati al secondo episodio della loro storia (Hopeless Love
Affair del 2002 era il primo), Fred Stucky, Tony Bello e Adam
"Ponyboy" Driscoll, sono in missione per conto di Dio
Johnny Cash.
Già Cannonball Blues e Black Jack David sono traditional
che non lasciano spazio ad equivoci, ma poi ci sono altre dodici
songs, tra country, rock'n'roll, schitarrate elettriche, honky
tonk, rockabilly, ballate. Certo, qualche piccolo momento di stanca
c'è, perché reggere per 62 minuti è compito
difficile anche per musicisti ben più navigati, ma son
poi sempre pronti a ripartire con genuinità e passione.
E le canzoni sono storie di ragazze del sud (Dixie Girl), bicchieri
di whiskey in abbondanza (Whiskey Dinkin' Friends), stanze d'albergo
(Nashville Hotel), di cuori spezzati (Diggin' A Hole To Bury My
Heart).
Provenienti dalla Pennsylvania, i tre Gas Money mettono in atto
un percorso musicale che li porta attraverso gli stati della confederazione,
tra strade polverose, bettole malfamate, motel sgangherati, treni
che attraversano il nulla, il tutto rigorosamente in uno sgranatissimo
bianco e nero.
(esclusiva www.picturesfromrock-west.it)
PAOLO
GIORDANO
KID IN A TOYSHOP
(STEP MUSIQUE) 2000
Chitarra finger-style, acquerelli jazz, atmosfere soffuse ma mai
zuccherose o stucchevoli, grande perizia tecnica da parte di tutti
i musicisti coinvolti.
Al secondo colpo, Paolo Giordano fa centro.
Avvalendosi della collaborazione di musicisti d'eccezione quali
Michael Manring al basso, Alex Acuna alle percussioni, Lucio D'Alessandro
alle tastiere e Gianluca Esposito al sax, l'abruzzese mette a
punto un disco veramente ottimo. Grande importanza va data alla
presenza di Jacqueline Perkins, sia perché la maggioranza
dei testi le appartiene, sia perché con la sua voce calda
impreziosisce parecchi dei pezzi, peraltro già strumentalmente
perfetti.
Una produzione impeccabile, da parte dello stesso Giordano con
l'aiuto di Stefano Severini (tra l'altro suo il testo della title-track),
a dimostrazione della maturità raggiunta dal chitarrista
pescarese.
Once Upon a Make Up, Kid in a Toyshop e Argentina Waiting compaiono
in versioni sia cantate che strumentali, mentre Sadness e Incontro
Mancato sono forse le composizioni più sentite dall'autore.
Notevoli anche l'iniziale The Gamblers e Go Forth Living Arrows,
ma non ci sono cedimenti di sorta e tutte le quattordici canzoni,
ascolto dopo ascolto, entrano nella pelle e non si fanno dimenticare.
Voto: 8
Perché: è un disco di quelli da ascoltare dal tramonto
all'alba, sperando che l'alba non arrivi mai.
(da Jam #68)
HOLYGOLD
THE COLOR WHITE
(PMS STUDIO) 2015
Marco Holygold Massari,
proveniente dall'esperienza Goldah, è al terzo album solista,
dopo Wounded Memories e The Great Divide.
The Color White è un disco per true rockers, non ha importanza
se più portati per il metallo, non ha importanza se con
i gusti più virati verso il rock americano classico.
Un rock di cruda bellezza che rasenta ora le scorticature del
punk, ora la grandeur dell'AOR da stazione FM anni '70/'80. Dall'accenno
a Rockin' In The Free World di Looking For You, ai rimandi a Black
sabbath, Metallica, Bon Jovi, un pizzico di Springsteen.
Eppure tutto suona in modo unitario, ed è cantato splendidamente
e con forza, sia nei brani più ruvidi sia nelle ballate
(stupenda Road To Happiness).
La base ritmica fornita da Lorenzo Salietti e Filippo Fioravanti,
il tappeto sonoro delle tastiere di Raffaele Montanari, offrono
un vigoroso e potente accompagnamento alle chitarre e alle parole
del leader.
The Color White è un concept, la storia vera di uno che
aveva smesso di camminare e ora ha iniziato a correre, ma che
prima ha dovuto abbattere, sbriciolare, ridurre in polvere, l'enorme
muro di dolore che si era costruito attorno. E adesso il viaggio
si è fatto più interiore, fino al raggiungimento
di una spiritualità vera e profonda.
Ne risulta un tributo pieno d'affetto alla vita, un'esortazione
a non fuggire davanti alle minacciose avversità che ti
si parano davanti quotidianamente.
Il progetto The Color White comprende anche un libro. Si può
considerare il disco come la colonna sonora del libro. Si può
considerare il libro come la traduzione (ci sono i testi in italiano,
nel booklet del cd ci sono quelli in inglese). In realtà
qui è narrata tutta la storia di come, per Marco, il bianco
abbia preso il sopravvento sul nero.
Sacro e profano vanno a braccetto lungo tutto l'arco del percorso
del progetto: non è un caso che il video della title-track
sia stato girato in un ex convento.
Un album e un libro che parlano di gioia e speranza, allo stesso
tempo disperati, catartici, rigeneranti, scritti e cantati da
uno che ha attraversato il proprio inferno personale, ne è
uscito, e adesso sa come si fa a trasformare il nero in bianco.
(da www.metal.it)
LA
ROSA TATUATA
BANDIERA GENOVESE
(SHEET ANCHOR - LA FLOTTA) 2001
Un ulteriore passo in avanti
sulla strada della piena maturità: è quello che
viene da pensare dopo l'ascolto del nuovo disco della band genovese.
Un disco idealmente dedicato a Fossati e De André, dove
convivono storie di marinai ("
mio capitano trasforma
i
miei pensieri cattivi in conchiglie da ascoltare
",
o anche "sto costruendo una barca di legno che salperà
dalla
mia finestra
") con storie d'amore (Dulcinea
con
la bellezza che si crea dall'artefizio della mia pazzia
")
e storie di vita ("Paolo porta pesce tutte le notti e la
sua vita ha un brutto odore
.").
Grande importanza ai testi quindi, come nel precedente Al Centro
del Temporale, ma c'è una costante crescita anche nelle
musiche, sempre legate ad un certo modo d'intendere il rock.
Max Parodi, Filippo Sarti, Matteo Dorcier, Massimiliano Di Fraia,
Silvio Stagni e Giorgio Ravera (un grande chitarrista) si fanno
aiutare da un manipolo di amici, tra i quali è doveroso
citare Paolo Bonfanti, nelle vesti anche di produttore, e i fratelli
Severini, ovvero i Gang.
Tra le canzoni spiccano Lontano dall'Uscita, Le Cose che Cambiano,
Due Gocce, Dulcinea, e un'ottima rivisitazione di Rimini del duo
De André - Bubola.
Voto: 7,5
Perché: unire testi d'autore alla musica rock e cantarli
in Italiano non è semplice, ma La Rosa Tatuata lo fa in
maniera straordinaria.
(da www.blackdiamondbay.it)
MAX
LAZZARIN
DON'T TOUCH MY SHOES
(ABNEGAT RECORDS) 2008
Se lesordio con Baron
Samedì vi era piaciuto, va subito detto che questo Dont
Touch My Shoes, è ancora meglio. Max Lazzarin è
abile a convogliare tra i solchi (eh, una volta si diceva così
)
del nuovo album la passione per i vari Dr. John (qui omaggiato
con Goin back to New Orleans), Professor Longhair, Champion
Jack Dupree, il Willy DeVille di Victory Mixture, magari anche
Fats Domino.
Di passione, si parlava, e anche di solchi come fosse un vecchio
long-playing. Mettetelo nel vostro cd-player e poi ditemi se il
suono non esce caldo come da un vecchio vinile! È New Orleans
music, sia che si attinga alla tradizione, come nelle personalissime
rivisitazioni di Iko Iko o Goodnigh Irene, sia che ci si affidi
ai pezzi originali (a firma Lazzarin o Lazzarin-Carbone), che
a ben veder sono la parte più succulenta.
La band, quasi la stessa del primo disco, con lo stesso Max Alligator
a voce e piano, Zeno Odorizzi al sax, Alessandro Arcuri al contrabbasso,
Tim Smethurst alla batteria, con in più la chitarra di
Paolo Bacco, larmonica di Marco Pandolfi e le voci di Marsha
Armour, Valentina Furlan e Michela Bonato.
Baby what you want è linizio perfetto, piano in evidenza,
cori femminili a doppiare la voce del leader. Diddie wa Diddie
(Dixon) ci trasporta ancora di più nelle atmosfere fumose
di Storyville, Charlie and me e il ragtime Dont believe
me mantengono alta la tensione, è impossibile non farsi
prendere dal ritmo. Oh Lord rallenta per un attimo, uno dei momenti
migliori di tutto il lavoro.
Completano il tutto Who crawls doesnt fall, lipnotica
They called me, la strumentale Gators boogie, e la travolgente
title-track che chiude alla grande un ottimo cd.
Se vi piacciono i profumi, i sapori speziati, ma soprattutto i
suoni (barrelhouse, boogie, ragtime, blues, jazz, dixieland) delle
lande che costeggiano il Mississippi, Dont touch my shoes
fa per voi. Lo sapevate che gli alligatori infestano il bayou
proprio perché non si vogliono perdere questa musica qui?
Voto: 7,5
(da www.rootshighway.it
del 14 luglio 2009)
LEGITTIMO
BRIGANTAGGIO
SENZA TROPPI
PREAMBOLI
(BLOND RECORDS) 2006
Possono ancora far male
i fucili a sei corde? Riescono ancora i pochi minuti di una canzone,
i tre quarti d'ora scarsi di un cd, a fare vivere sensazioni e
sentimenti come passione, come rabbia, come amore?
Ascoltando questo "Senza Troppi Preamboli
" la
risposta è affermativa. Già dal titolo si capisce
che questi ragazzi di Latina puntano al sodo, senza troppi fronzoli
o lustrini inutili: dell'incisività nelle musiche e nel
linguaggio paiono aver fatto una questione d'onore. Legittimo
Brigantaggio, il nome scelto per il gruppo, è bellissimo,
con una parola che pare la negazione dell'altra, ma a ben pensare
è rafforzare un'idea, sapere che il sogno si può
trasformare in certezza e non dissolversi nell'inconsistenza nebbiosa
dell'utopia o della fiaba. Sono quindi due parole, che come Resistenza
e Libertà, devono assolutamente e indissolubilmente convivere.
Gaetano Lestingi (voce e chitarra), Andrea Ruggiero (violino),
Giuseppe Salvagni (batteria), Simone Sabatino (chitarre), Davide
Rossi (fisarmonica) e Domenico Cicala (basso), formano un affiatato
gruppo etno-folk-rock, giunto finalmente al primo album. Ma già
con il demo "Quando Le Lancette Danzeranno All'Incontrario"
si erano fatti conoscere dalla critica giornalistica musicale
e, soprattutto, dai colleghi, che sono accorsi volentieri ad apportare
il loro contributo a questo lavoro: da Enrico Capuano alla voce
in "Piccola Leggenda" (
"trema la gente vestita
di terrore, trema al passaggio scaltro del sognatore"
),
a Sebastiano Ciccarelli degli E Zezi in "Tutto E' Merce",
"Tammuriata Dei Carcerati" e "Alla Macchia",
a Roberto Billi (in "Le Scatole Parlanti") e Stefano
Fiori ("Colpo Grosso All'Asinara" probabilmente il punto
più alto di tutto il disco) dei Ratti Della Sabina, per
finire con il guru del combat-folk Marino Severini che recita,
narra, la sua "La Lotta Dell'Inverno", accompagnato
dal fido Marco Tentelli (con lui nei Gang) ai campionamenti e
dallo stesso Davide Rossi a fisarmonica e tastiere.
Una sarabanda folk-rock supportata da banjo, clarinetti, trombe
e tromboni (come in "Branko"), tamburelli e strumenti
ad archi (vedi "La Notte Del Destino"), con Malcom X,
Herbert Marcuse e Martin Luther King che spalleggiati da briganti
e poeti fronteggiano "teleincantatori di serpenti",
corsari rampanti ("La carica Dei Corsari") e ogni tipo
di catene ("Firmamenti E Catene"). Ascoltandolo "Senza
Troppi Preamboli
" ci si lascia trasportare da musiche
e testi che, con allegria e ironia, con orgoglio e coraggio, vanno
decisi "in direzione ostinata e contraria".
(da www.bielle.org
del 15 gennaio 2007 e www.legittimobrigantaggio.it)
GINGER
LEIGH
SUGAR IN MY COFFEE
(LOVE MUSIC) 2005
Nativa di San Antonio,
ma ormai residente ad Austin, la texana Ginger è arrivata
al sesto album.
Dopo la chiusura dell'esperienze Ginger & Sarah Band e Vera
Takes The Cake, Ginger Leigh ha continuato imperterrita a solcare
i palchi di U.S.A ed Europa (spesso è in Italia) e a comporre
e proporre la sua musica.
In questo cd troviamo rock, gospel, soul, pop e ballate, il tutto
mischiato con un gran senso della melodia. Sei brani originali,
più Mexican Man co-firmata da Cindy Hill e Close Enough
scritta a quattro mani con Sarah Dashew, l'altra metà di
Ginger & Sarah e delle Vera Takes The Cake.
Mexican Man, lunga ballata (7:35) giocata tra piano ed elettrica,
è il top dell'album ma il gospel Holy World, con alcune
frasi in italiano, e Whisper non sono da meno.
Ascolto dopo ascolto si penetra in profondità nell'anima
del disco.
La voce sensuale di Ginger risalta in Close Enough, decisamente
soul; la title-track è lunga, tesa, parte piano e cresce
di ritmo, fino all'urlo disperato e liberatorio finale "I
Want You". Angel è più rockeggiante e precede
la splendida ballata In Your Company, brano dalla qualità
decisamente superiore alla media.
Sugar In My Coffee è prodotto dalla stessa Leigh insieme
alla leggenda Merel Bregante (batterista di Sunshine Company,
Nitty Gritty Dirt Band, Fleetwood Mac, Loggins & Messina),
e registrato ai Cribworks Studios di Austin.
Chiudono il disco Time To Move On e le versioni per le radio di
Whisper e Mexican Man.
Chi pensa che Austin significhi solo country o blues è
servito. Questa ragazza sta crescendo: Sugar In My Coffee è
il miglior disco di Ginger Leigh.
(esclusiva www.picturesfromrock-west.it)
THE
LITTLE WILLIES
THE LITTLE WILLIES
(MILKING BULL RECORDS - EMI) 2006
Nati come divertissment,
come cover band di Willie Nelson (da qui il nome), dopo tre anni
di concerti per amici e pochi intimi, sono arrivati al disco d'esordio.
Non è però la solita storia a lieto fine del gruppo
emergente che arriva al contratto, perché qui abbiamo personaggi
ormai abituati al music-business: Norah Jones, piano e voce, Richard
Julian, chitarra e voce, Jim Campilongo all'elettrica, la base
ritmica affidata a Lee Alexander e Dan Rieser.
Un giusto mix tra cover (non solo Nelson, off course) e pezzi
scritti per l'occasione.
Tanta passione, e tanto coraggio, soprattutto da parte della Jones,
che con questo disco rischia di spiazzare, e non poco, i suoi
fans incravattati che si ritrovano per l'aperitivo nei locali
più alla moda.
L'inizio è dedicato a Bob Wills, che aveva portato al successo
questa Roly Poly scritta da Fred Rose. Fred Rose che è
anche co-autore del secondo brano, I'll Never Get Out Of This
World Alive, scritto con Hank Williams. Love Me, è il celebre
brano cantato da Elvis e scritto dal duo Leiber - Stoller, cantata
da Norah in perfetto stile anni '50, con tanto di coretto alle
sue spalle: semplicemente spassosa. Due brani invece stravolti
totalmente sono Best Of All Possible Worlds di Kristofferson e
No Place To Fall, entrambi cantati da Julian. Con I Gotta Get
Drunk arriva finalmente lo zio Willie, che poi tornerà
con Night Life, perfetta per la Jones.
Streets Of Baltimore, riletta in modo molto simile, è un
omaggio alla coppia Gram Parsons - Emmylou Harris, mentre Tennesse
Stud arriva dalla fine dei fifthies.
Rimangono i quattro pezzi originali: Roll On, It's Not You It's
Me, Easy As The Rain, Lou Reed, che si inseriscono alla perfezione
nel contesto.
Registrato in presa diretta in poco più di due giorni,
e con tre pezzi rimasti fuori, questo album è il perfetto
matrimonio tra roots, country e jazz, suonato con gusto, sentimento
e raffinatezza.
Piccoli Willies crescono.
(da www.highwayofdiamonds.135.it)
MARY
LORSON & SAINT LOW
REALISTIC (COOKING VINYL) 2005
Sweet Mary from Ithaca
ha raggiunto una maturità compositiva invidiabile. Già
il primo disco solista, intitolato semplicemente Saint Low, aveva
evidenziato questa sua predisposizione, mentre il successivo Tricks
For Dawn soffriva di carenze a livello di produzione, ma conteneva
almeno tre ottime canzoni. Con Realistic prosegue il discorso
avviato con Tricks, vale a dire più pianoforte e meno chitarre,
ma la qualità intrinseca sia dei pezzi sia del lavoro teso
a smussare gli angoli e a levigare il tutto raggiunge quasi la
perfezione.
Si potrebbero citare i Willard Grant Conspiracy, che furono compagni
di viaggio in un tour congiunto che qualche anno fa toccò
anche l'Italia. Tutti i pezzi sono autografi, e metterei due brani
su tutti: Spider, con Kathy Ziegler (collaboratrice dei Donna
The Buffalo) a suonare tutti gli strumenti e la lunga Serenade.
Tra i musicisti coinvolti nelle session, compare qua e là
all'elettrica il compagno di vita Billy Cote (la mente dei disciolti
Madder Rose).
(da Jam #118)
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Prosegue il connubbio Mary
Lorson e Cooking Vinyl. Dapprima due dei quattro album con i Madder
Rose (erano il grunge di New York, qualcuno li ricorda?), poi
tre da solista. E' subito il caso di dire che la dolce Mary ha
raggiunto una maturità compositiva invidiabile, e del resto
inizia ad aumentare anche la sua produzione a livello di musiche
per lungometraggi.
Ottimo era il primo disco solista, intitolato semplicemente Saint
Low, mentre il successivo Tricks For Dawn, pur con almeno tre
bellissimi pezzi, soffriva a livello di produzione.
Con Realistic ci si avvicina all'apice: più pianoforte,
meno chitarre, ma la qualità dei brani è altissima.
Talvolta le liriche potrebbero trarre in inganno, ma dalla musica
traspare serenità; e probabilmente il fatto di abitare
in quel posto stupendo adagiato sulla riva del lago Cayuga (non
lontano dall'Ontario) sommato alla recente maternità, non
sono estranei a tutto ciò.
E la voce? Non è un caso se Robert Fisher (leader dei Willard
Grant Conspiracy), che già l'aveva voluta in un lunghissimo
tour di qualche anno fa che aveva toccato anche la nostra penisola,
l'ha chiamata per il prossimo disco in studio del combo bostoniano.
Dodici pezzi autografi, e molte le segnalazioni: Spider, con Kathy
Ziegler (collaboratrice dei Donna The Buffalo) a suonare tutti
gli strumenti, la lunga Serenade (top del disco), Lonely Boy,
Ties That Bind, ma è la compattezza delle composizioni
a risaltare. Compare qua e là all'elettrica il compagno
di vita Billy Cote, che dei disciolti Madder Rose era la mente.
(da www.blackdiamondbay.it)