Reviews
from Rock - West: books
Nickajack
/ La seconda vita di Johnny Cash & Long Tall Timmie che sapeva
tutto dell'amore - Mauro Eufrosini (2022)
Un
sax nato per correre / il racconto di un'epopea musicale - Max
Marmiroli (2020)
Profondo
Sud / un viaggio nella cultura del Dixie - Seba Pezzani (2017)
Americrazy
# Istruzioni per l'USA - Seba Pezzani (2013 + 2016)
Come
ti scopro l'America - Emanuela Crosetti (2016)
The
color white - Holygold (2015)
Eagles
/ La leggenda del Country-Rock - Sergio d'Alesio (2014)
Hud
il selvaggio - Larry McMurtry (2006)
Route
66: L'America infinita - Tiziana Barbieri (2006)
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Mauro Eufrosini
Nickajack - La seconda vita di
Johnny Cash
&
Long Tall Timmie
che sapeva tutto dell'amore
(Canzoni e demoni
di Tim Hardin)
(CAISSA ITALIA EDITORE - 2022)
Non so se e quante volte
si siano mai incontrati in vita J. R. Cash e James Timothy Hardin,
lo si potrebbe chiedere a Bob Dylan o a Ramblin Jack Elliot
o, perché no, a Chris Gantry, tutti artisti che hanno avuto
a che fare con entrambi e meritevoli pure loro, seppur per diversi
motivi, di trasposizioni teatrali come è successo a Johnny
e Tim in Italia.
Perché è di loro due che si parla in questo libro
povero di pagine quanto ricco di emozioni e passione: di Johnny
Cash e di Tim Hardin, due personaggi passati alla storia per le
loro canzoni ma soprattutto due persone, che di emozioni e di
passione vivevano, spinte da un fuoco interiore che spesso ha
rischiato di bruciarli, poi riuscendoci tragicamente nel caso
di Hardin, di Long Tall Timmie.
A pensarci bene anche qui i due si incontrano di sfuggita, solo
si sfiorano, uno titolare di un capitolo (Nickajack La
seconda vita di Johnny Cash) laltro titolare del secondo
(Long Tall Timmie che sapeva tutto dellamore), due capitoli
che sono poi altrettanti testi teatrali.
Lautore è Mauro Eufrosini, uno che su fuoco interiore,
emozioni e passioni ha costruito la sua intera carriera di giornalista
e scrittore.
Ed in entrambe le pièce, sui palchi che le hanno ospitate,
Mauro ha dato voce sia a The Man in Black che a Hardin, supportato
da voci narranti e musicisti.
E lì, su quegli stessi palchi, che mi è sembrato
che ancora una volta (o forse per la prima volta) Johnny e Timmie
possano avere avuto la possibilità di un incontro, il fantasma
delluno aleggiante sullo spettacolo riservato allaltro,
come se aspettassero solo il momento di cantare, finalmente insieme,
If I Were A Carpenter o Reason To Believe.
Oscurità e luci che si accendono ora sul protagonista,
ora sulla voce narrante, ora sui musicisti: la luce che ha illuminato
la caverna da cui è uscito più vivo che mai Johnny
Cash, luce che non è mai arrivata a rischiarare la caverna
lunga una vita intera in cui si era infilato Tim Hardin.
In questo libro, piccolo ma prezioso come un gioiello, prezioso
come le canzoni che i due ci hanno lasciato, manca una sola cosa:
quando è buio sul palco dovrebbero partire gli applausi.
Qui non ci sono, ovviamente, ma quelli siete voi che li metterete,
una volta che lavrete letto, quelli siete voi che li metterete,
una volta visti gli spettacoli. E allora sì, anche a voi
come a me, sembrerà di sentirli cantare insieme
Save my love through loneliness,
Save my love for sorrow,
I'm given you my onliness,
Come give your tomorrow.
(esclusiva www.picturesfromrock-west.it)
Max
Marmiroli
Un sax nato per
correre
il racconto di
un'epopea musicale
(ARCANA - 2020)
Ci sono libri che entrano
improvvisamente nella tua vita e sai che ne faranno parte a lungo,
succede così anche con la musica. E succede che le due
cose possano coincidere.
Ci sono centinaia di dischi
che ti portano, quando sei sì ancora un ragazzo, ma l'anagrafe
dice che hai passato i sessanta, a scrivere un libro. E questo
libro raccoglie tutti questi album, ma anche tanti ricordi e tanti
aneddoti, tanti personaggi. Racconta dell'infanzia, della crescita,
musicale e non, dell'autore, contiene tutta una vita.
Il libro in questione si
intitola UN SAX NATO PER CORRERE, l'autore è Max Marmiroli,
conosciuto dagli amanti di rock, blues, jazz e soul come Grizzly.
In queste pagine ci sono lui, il suo sax, la sua passione e la
sua smisurata conoscenza del mondo musicale.
Raccontato attraverso canzoni
e album, ma anche attraverso avvenimenti che hanno cambiato il
modo di vivere degli italiani e non solo, c'è l'"undicennio"
che va dal 1965 al 1975, preso in esame perché "epoca
cruciale della produzione musicale contemporanea". Non manca
poi, com'è giusto che sia, un bellissimo capitolo 1976-oggi,
a formare nell'insieme una lunga, esaltante, cavalcata tra avventure
e disavventure (IL RACCONTO DI UN'EPOPEA MUSICALE, recita il sottotitolo),
sempre raccontate con il sorriso sulle labbra, quasi come fosse
una rilassata chiacchierata post-concerto tra amici.
Alla fine di ogni capitolo
sono elencate decine di mini-recensioni, che vogliono essere allo
stesso tempo un tuffo nei ricordi del passato, eventuali consigli
per gli acquisti, puro gusto per la divulgazione.
Personalmente ho avuto
il piacere di vedere e sentire suonare Max parecchie volte, sui
più svariati palchi, con diversi artisti, e addirittura
quindici anni fa abbiamo collaborato insieme ad un progetto, seppur
ovviamente con compiti ben diversi. Il libro è stupendo
e assolutamente da leggere, anche se ammetto di non essere sempre
d'accordo con le sue analisi. Ma questo, nonostante l'aria bonaria
che, dietro la sua barba, ha questo musicista/scrittore, faccio
fatica a confessarglielo.
D'altra parte, chi si metterebbe mai a discutere con un Grizzly?
(esclusiva www.picturesfromrock-west.it)
Seba Pezzani
Profondo
Sud - Un viaggio nella cultura del Dixie
(GIULO PERRONE EDITORE - 2017)
"Vale decisamente
la pena leggere del Mississippi. Non si tratta di un fiume qualunque.
Al contrario, tutto ciò che lo riguarda è straordinario".
Parole di Mark Twain.
Ma questa straordinarietà la si può estendere a
tutto il Sud degli Stati Uniti?
Il pretesto di partenza
è raccontare i luoghi attraverso le persone e le persone
attraverso i luoghi che le hanno formate.
Per farlo, Seba Pezzani, musicista, giornalista, scrittore, traduttore,
si mette in viaggio.
Fisicamente utilizzando Interstates, highways e farm roads, ma
poi soprattutto con la mente e con l'anima, con le parole di scrittori
e musicisti, uomini, donne, nati al Sud, che hanno vissuto la
loro vita non necessariamente per intero al Sud, ma ne sono rimasti
innamorati, nonostante i suoi contrasti
o forse proprio
per quelli.
Il Sud degli Stati Uniti
d'America racchiude foreste, colline, coltivazioni di cotone e
tabacco, città enormi, small-towns, acquitrini, paludi,
la costa atlantica.
E serpenti d'acqua, alligatori,
bandiere confederate, whiskey clandestino, Hazzard e il Generale
Lee, il KKK, crocicchi infestati dal demonio, zanzariere che sbattono
al vento.
In certe zone pare che
le ferite derivanti dalla Guerra Civile non si siano mai rimarginate.
Sembra proprio che il tempo scorra molto più lentamente
che altrove. Visitando quei luoghi, si ha spesso la sensazione
di muoversi come comparse all'interno di un vecchio film in bianco
e nero. Bifolchi in salopette luride e altrettanto luridi cappelli
di paglia, gente pronta a difendere il proprio appezzamento di
terra con il fucile in mano (ma difendere da chi?) che vive mischiata
a discendenti diretti degli schiavi arrivati dall'Africa, oppure
etnie di antica origine francese o spagnola, spesso nella povertà
più assoluta.
A fare da contrasto, anche persone (bianchi o neri che siano)
di idee progressiste forgiate nelle numerose Università,
o forse solamente portate dal buon senso.
La colonna sonora del film non può che essere affidata
al blues e al jazz.
Il modo di scrivere del
Sud di Pezzani denota competenza. Se lo fa affidandosi in gran
parte alle parole di altri scrittori, del passato e del presente,
lo fa solo per confrontare le proprie impressioni, arrivando alla
fine ad avere rafforzate le proprie idee di partenza.
Ad inizio recensione avevo
posto una domanda, rimasta in sospeso. Per quel che mi riguarda
rispondo con una canzone che compie 80 anni:
"La mia finestra si affaccia a Sud
Sono quasi a metà strada verso il cielo"
(esclusiva www.picturesfromrock-west.it)
Seba Pezzani
AMERICRAZY
/ On the road sulle tracce della vera America
(GL EDITORE - 2013)
Istruzioni per l'USA
(OLTRE EDIZIONI - 2016)
Ci vuole un bel coraggio
ad organizzare una tournée negli Stati Uniti per una rock
band italiana. È un po' come andare a vendere ghiaccio
agli eschimesi. Ci vuole ancora più coraggio ad organizzarne
addirittura una seconda.
Per farne poi un paio di libri ci vuole sì coraggio, ma
anche una buona vena compositiva.
Tutto questo a Seba Pezzani (apprezzato traduttore ed interprete
dall'inglese, ma anche altrettanto apprezzato musicista) non manca;
così come non mancano la passione per la cultura americana
e una non comune ironia nel descrivere le situazioni, i personaggi,
i luoghi, che man mano incontrano, lui con i RAB4 (la band di
cui sopra) e Kasey Lansdale, cantante texana (figlia del famoso
scrittore Joe) e presenza gentile in entrambi i racconti, al seguito
del variegato combo di italiani in vacanza ma non troppo.
Chi viaggia per gli U.S.A.
- o almeno chi è avvezzo a stare on the road per ore, spesso
perso nel nulla delle pianure del Mid-West, dei deserti del Sud-Ovest,
delle montagne che tagliano il Paese da Nord a Sud - sa che in
qualsiasi istante può incontrare, imprevisti ed imprevedibili,
cambi di paesaggio talmente repentini da lasciare a bocca aperta,
improvvisi cataclismi naturali sotto forma talvolta di tornado,
talvolta di piogge talmente forti da far straripare quasi nell'immediato
i vari fiumi e torrenti, e poi road-runners, lepri (nel migliore
dei casi), cinghiali, caprioli, cervi (e questi sono sicuramente
più pericolosi, per l'incolumità di vetture e passeggeri)
che inopinatamente attraversano la strada (mai viaggiare di notte!);
oppure può vedere apparire come per magia vecchie ghost-towns
ridotte allo sfacelo ma con un'anima ed un orgoglio che non si
arrendono all'indifferenza e all'oblìo. Tutto questo il
viaggiatore lo sa, il viaggiatore sa che tutto questo è
sempre in agguato. Ed è ciò che sfugge invece a
chi, dell'America, prende in considerazione solo le mete più
turistiche.
Attraversando Colorado,
New Mexico e Texas nel primo viaggio e New York, New Jersey, Pennsylvania,
West Virginia, North Carolina, Virginia e District of Columbia
(Washington, la capitale) nel secondo, RAB4 e accompagnatori si
imbattono via via in italiani ora residenti negli States, commessi
di negozi, vecchi hippies ormai "nonni dei fiori", gestori
di motel, donne in cerca di marito, baristi, ebrei in incognito
a cospetto del Papa e, ovviamente, musicisti e scrittori.
Tra una tappa e l'altra
dei due tour, a tavola o nei lunghi spostamenti, non mancano il
tempo e la voglia di affrontare temi come il liberismo, la possibilità
(anzi, il diritto) di detenere armi, il razzismo, l'immigrazione,
la politica estera, la pena di morte, la marijuana legalizzata.
C'è anche lo spazio per argomenti curiosi e più
frivoli, ma che pure stuzzicano la fantasia: dove è nata
la birra Coors, chi era Frozen Dead Man, come si calcolano le
mance per i camerieri, le cause della morte di John Wayne, il
beef jerky, Star Wars, le case senza steccati, chi ha inventato
il Vicks VapoRub, chi è Smoky l'Orso.
E poi
rock'n'roooolllll!!!!
C'è la musica suonata dai RAB4 in locali sgangherati che
in Italia faticherebbero ad avere i permessi per stare aperti
(no, non li avrebbero affatto
dov'è quindi l'America?),
ma anche in locali che hanno visto passare leggende del rock,
del country, del folk, del blues, del bluegrass.
La musica è stata sicuramente il pretesto per questi due
viaggi, ma Seba Pezzani, nel suo stile asciutto e conviviale,
ci offre un ritratto vero, sentito, crudo ma non per questo meno
affascinante, di quegli United States of America che non sono
quelli illustrati dai depliant delle agenzie di viaggio, ma che
sono quelli che ci appaiono nei sogni. Love it or leave it.
(esclusiva www.picturesfromrock-west.it)
Emanuela Crosetti
Come
ti scopro l'America
(EXòRMA) 2016
Un libro che inizia con
una frase cantata da Bob Dylan.
Eppure non è un libro incentrato sulla musica.
Anche se qui e lì compaiono, tra gli altri, Neil Young,
Emmylou Harris, Gram Parsons, i Lynyrd Skynyrd, gli Eagles, Johnny
Cash, i Pearl Jam, Willie Nelson, Nick Cave, ma anche il rap,
il blues. E non mancano certo riferimenti a cinema e letteratura.
D'altra parte è di U.S.A. che si parla.
Il pretesto è seguire
il percorso di Meriwether Lewis, William Clark e della loro guida
Sacajawea, 4000 miglia, dapprima discendendo l'Ohio da Pittsburgh
in Pennsylvania, risalendo poi il Mississippi fino a Saint Louis,
St. Charles per la precisione, e il Missouri fino alle sorgenti,
per attraversare poi le Montagne Rocciose ed arrivare al Pacifico
e ritorno, un'esplorazione temporalmente seconda solo a quella
di Alexander Mackenzie.
Attraverso Missouri, Nebraska, Iowa, South Dakota, North Dakota,
Montana, Idaho, Oregon e Washington, stati che, ai tempi dell'esplorazione,
agli inizi dell'800 nemmeno esistevano sulle mappe: a Ovest del
fiume Mississippi c'era una estesissima, appena svenduta dalla
Francia ai giovanissimi Stati Uniti d'America, Louisiana, c'era
il Sud-Ovest ancora governato dagli spagnoli e c'era nel Nord-Ovest
un vasto territorio selvaggio abitato solo da Nativi e cacciatori
di pellicce, sia franco-canadesi che inglesi.
Duecento anni dopo di loro,
intrecciando brani tratti dai diari dei due esploratori alla narrazione
della propria esperienza personale, la giornalista e fotografa
Emanuela Crosetti attraversa con i suoi occhi un'America che non
è quella delle luci sgargianti di Time Square, ma quella
dei neon dei diners scalcinati, che non è quella patinata
di Beverly Hills, ma quella arrugginita delle macchine abbandonate
davanti a case fatiscenti, che non è quella frastornante
e pacchiana di Las Vegas, ma quella in cui guidi senza incontrare
nessuno per miglia e miglia, e quando incroci qualcuno c'è
un cenno di saluto quasi come se ci si conoscesse da una vita,
o almeno come se si fossero vissute le stesse esperienze. Quell'America
dove non sei costretto ad andare in cerca dell'avventura, perché
sarà lei, l'Avventura, a trovare te. E a volte anche qualche
disAvventura.
Strade blu che non hanno
niente di aristocratico, ma vento, polvere, pioggia, sole battente,
lande e villaggi desolati, città in rovina con pompe di
benzina abbandonate e il fast-food e la chiesa come unici punti
di aggregazione, eppure ovunque storie da raccogliere e custodire
gelosamente.
E a svelare ad Emanuela alcune di queste storie, in incontri fugaci,
sono bikers, commessi di mini-market, pescatori, anziani reduci
della guerra, cameriere con vestiti a pois, gestori di motel,
Rangers.
Raccontando allo stesso tempo con disincanto e malinconia, come
se si parlasse di vecchi amori perduti, questi personaggi disegnano
la realtà non usuale ai frequentatori delle mete turistiche,
posti dove è veramente pericoloso girare da soli, posti
dove chi guida un'Harley Davidson mette due borse posteriori e
non una solo perché è di moda, dove i balli sono
rigorosamente di coppia e la line-dance è sconosciuta,
dove i camionisti stanno "sei giorni sulla strada" nella
speranza poi di trovare un'anima gemella anche solo per una sera,
dove da un momento all'altro ti aspetti di vedere sbucare da dietro
una curva una diligenza inseguita dai banditi o a volte, abbagliato
dal sole, ti sembra di scorgere sul crinale della collina una
intera tribù di pellerossa pronta ad assalirti.
E ancora dove puoi imbatterti in stivali impolverati e Wrangler
(non Levi's), trucks lanciati a folle velocità sulle highways,
pasti dalle porzioni esageratamente abbondanti, lunghissimi treni
merci, berretti dalla visiera lunga, improvvise file di cassette
per la posta corrispondenti a case disperse nel nulla, ventilatori
a pala incessantemente in movimento, animali che ti attraversano
la strada quando meno te l'aspetti, vecchie Cadillac, fienili
rossi, Snickers fritti, tramonti infuocati, mai uno eguale all'altro.
Nell'animo di chiunque
abbia la voglia e la sensibilità di esplorare luoghi, anche
dentro di sé, c'è un po' di Lewis e Clark. E, se
ci perdiamo, tutti abbiamo almeno una Sacajawea a riportarci nella
giusta direzione.
Il difficile rimane trasmettere le emozioni della scoperta ad
altre persone, oppure metterle in un libro. In "Come Ti Scopro
L'America", Emanuela Crosetti riesce a farlo con 350 pagine
di pura poesia.
(esclusiva www.picturesfromrock-west.it)
Holygold
The color white
(AUTOPRODOTTO) 2015
Il progetto The Color White comprende libro e compact disc. Si
può considerare il disco come la colonna sonora del libro.
Si può considerare il libro come la traduzione (ci sono
i testi in italiano, nel booklet del cd ci sono quelli in inglese).
In realtà qui è narrata tutta la storia di come,
per Holygold (nome d'arte di Marco Massari), il bianco abbia preso
il sopravvento sul nero.
Sacro e profano vanno a braccetto lungo tutto l'arco del percorso
del progetto: non è un caso che il video della canzone
che dà il titolo a libro e album sia stato girato in un
ex convento.
Un album e un libro che parlano di gioia e speranza, allo stesso
tempo disperati, catartici, rigeneranti, scritti e cantati da
uno che ha attraversato il proprio inferno personale, ne è
uscito, e adesso sa come si fa a trasformare il nero in bianco.
(esclusiva www.picturesfromrock-west.it)
Sergio d'Alesio
Eagles / La leggenda del Country-Rock
(EDIZIONI AEREOSTELLA) 2014
Negli ultimi quattordici
anni le vendite dei dischi si sono via via ridotte (il confronto
impietoso parla di un calo del 75% circa dal 2000 ad oggi), l'industria
discografica, che per decenni era cresciuta in modo costante,
si è autodistrutta.
Che motivi di interesse può costituire, quindi, la biografia
di una band che ha avuto il suo apice creativo negli anni '70?
Sgomberiamo subito il campo da equivoci: non è un'operazione
nostalgica, "Eagles" di Sergio d'Alesio non è
solo una nuda e cruda biografia, perché, come lascia intendere
il sottotitolo ("La leggenda del Country-Rock") non
ci sono solo dati da riportare o fatti da approfondire, c'è
una leggenda da narrare.
E l'unico che ce la poteva raccontare, farcendola di aneddoti,
è proprio d'Alesio, già titolare di alcuni saggi
in tema, vedi "L'Epopea del Country-Rock", piccola bibbia
per amanti del genere, oppure le monografie dedicate a Jackson
Browne o al celebre quartetto Crosby, Stills, Nash & Young.
Tutti libri diventati fonte d'ispirazione per chi voleva scrivere
di musica.
Con "Crosby, Stills, Nash & Young", d'Alesio è
poi il maggior responsabile della nascita della mia insana passione
per i dati di vendita di Neil Young.
"Eagles" ci racconta tutte le vicende legate alle Aquile:
Don Henley, Glenn Frey, Bernie Leadon e Randy Meisner, provenienti
da Texas, Michigan, Minnesota e Nebraska, hanno dapprima incrociato
i loro sentieri musicali in California, e poi li hanno fatti proseguire
parallelamente fino ad arrivare in tutto il mondo ad ottenere
quel successo duraturo che altri gruppi Country-Rock hanno magari
solo sfiorato, o raggiunto e poi perso.
Prima alla corte di Linda Ronstadt, poi in compagnia dei vari
Jackson Browne, Dan Fogelberg e John David Souther, i litigi,le
defezioni, gli arrivi di Don Felder, Joe Walsh, Timothy B. Schmit.
Tutto in ordine cronologico, con alcune traduzioni dei testi,
con notizie anche di prima mano, con dovizia di particolari, con
oniriche immersioni nel vecchio West.
Nel libro qualcosa qua e là manca (c'è anche qualche
inesattezza) ma 160 pagine sono sicuramente più agili di
quella piccola enciclopedia che, data la mole di materiale in
cui pescare, sarebbe tranquillamente potuta diventare.
Oggi un po' snobbati dagli amanti di rock americano, gli Eagles
hanno comunque fatto la Storia della Musica: canzoni come Hotel
California, Take It Easy o Desperado e il successo di tutti (proprio
tutti) i loro albums sta a dimostrarlo.
Il Maestro d'Alesio mi perdonerà se una piccola aggiunta
la faccio io, proprio per avvalorare la tesi di grandezza e importanza
di questa band: quando alla fine del 2007 uscì Long Road
Out Of Eden, negli U.S.A. venne messo in vendita solo nelle catene
Sam's Club e Wal-Mart; Wal-Mart non aveva mai, prima di allora,
concesso i suoi dati di vendita alla Nielsen Soundscan, dati che
vengono utilizzati per compilare la famosa classifica di Billboard.
Si rischiava di avere un album con oltre 700.000 copie vendute
nella settimana d'esordio eppure non in classifica! Alla fine
il buonsenso prevalse e gli Eagles collezionarono l'ennesimo numero
uno della loro carriera. Oltre a Long Road Out Of Eden, solo i
dischi di Michael Jackson subito dopo la sua morte hanno avuto
la forza di abbattere barriere retrograde nelle classifiche americane.
Poco importa se da gang di fuorilegge del vecchio west si sono
trasformati in eleganti anziani da cerimonia dei Grammy: tour
sold-out e dischi, canzoni e dvd costantemente in classifica in
tutto il mondo, ne fanno la band più longeva scaturita
dagli ultimi (oltre) quaranta anni di musica americana.
(esclusiva www.picturesfromrock-west.it)
Larry McMurtry
Hud il selvaggio
(MATTIOLI 1885) 2006
Pochi giorni nella vita
di Lonnie, in un anno qualsiasi degli anni 50.
Giorni qualsiasi in un anno qualsiasi della vita di una famiglia
americana che vive, che cerca di sopravvivere, nell'immenso Panhandle
texano.
Il Panhandle è la zona (formata da 26 contee) del Texas
incastrata tra il New Mexico e l'Oklahoma, sempre spazzata dal
vento. Campagna sterminata interrotta qua e là dalle staccionate
che delimitano i pascoli, o da strisce di grigio asfalto che collegano
le small towns sparse nel territorio.
Una vita semplice e dura, spesa tra il bestiame e la polvere che
ti si appiccica addosso ad ogni istante, in attesa che la sera
porti un po' di refrigerio, magari una corsa in città a
bere una birra, farsi una partita a biliardo, cercare di rimorchiare
una ragazza, per poi ricominciare daccapo il giorno seguente,
con la speranza che i dodici mesi da un rodeo all'altro passino
in fretta.
Lonnie è la voce narrante, un ragazzo in attesa di crescere,
con la voglia di crescere alla svelta, perché sa, lo sente
dai racconti del nonno, lo sente dai racconti di Jesse il mandriano,
che fuori da lì c'è la vita che esaltata dalle luci
al neon pare brillare più delle stelle o della luna.
Eppure Lonnie non è il solo protagonista: c'è nonno
Homer Bannon, anziano che mai cambierebbe le sue vacche con i
pozzi di petrolio che gli darebbero la ricchezza ma gli porterebbero
via i sogni; c'è Jesse, ex campione di rodeo che si porta
dentro una colpa che non riesce ad espiare; c'è Halmea,
la cameriera nera della quale Lonnie si innamora; e poi c'è
Hud, Hud il selvaggio, Hud il violento, Hud il gradasso.
O forse la protagonista è la tragedia sempre imminente
che aleggia sui personaggi del racconto, che può manifestarsi
in un morso di serpente a sonagli, una caduta da cavallo, uno
stupro, un incidente durante il rodeo, l'afta che distrugge le
mandrie, un colpo di fucile, tragedia che puntualmente arriverà
alla fine e ridisegnerà il futuro di tutte le persone che
gravitano intorno alla famiglia Bannon.
Protagonista è la musica, country, hillbilly, gospel, Hank
Williams, Ernest Tubb, Kitty Wells, Folsom Prison Blues, I'm In
The Jailhouse Now, Ghost Riders In The Sky.
Alla fine però ci si accorge che il vero protagonista è
il treno che passa da sempre, poco distante dal ranch, annunciando
la sera, fin quando improvvisamente una volta non trova nessuno
a chiacchierare sotto la veranda di casa Bannon, e se va, fischiando
solitario, sulle sue rotaie d'argento.
Finalmente tradotto per il mercato italiano, la prima stampa di
Horseman, Pass By (titolo originale), risale al 1961
Larry McMurtry è insieme al quasi coetaneo Cormac McCarthy
e insieme a John Steinbeck, uno dei cantori dell'ovest selvaggio.
Suo è anche L'Ultimo Spettacolo, da cui Peter Bogdanovich
trasse uno stupendo film, mentre nel '61 Paul Newman interpretò
proprio Hud Il Selvaggio. Nella carriera di Larry McMurtry non
solo romanzi, ma anche sceneggiature per il cinema, tra le quali
spicca il pluripremiato I Segreti Di Brokeback Mountain.
(esclusiva www.picturesfromrock-west.it)
Tiziana Barbieri
Route 66: L'America Infinita
(EDIZIONI PONTEGOBBO) 2006
Un viaggio lungo la Route
66 è un viaggio attraverso quello che l'America è
ed è stata.
Lungo le sue 2448 miglia incontri il passato e il presente degli
States: personaggi, luoghi, situazioni; d'improvviso ti trovi
catapultato in un film e ti ritrovi ad osservare la ventosa Chicago
(la Windy City, per l'appunto), il mid-west con le sue praterie
sconfinate, i mulinelli di polvere impazzita dell'Oklahoma, la
desolazione del Panhandle texano, il "far-west" del
New Mexico e dell'Arizona, l'assolata California. Ci sarebbe da
capire perché questo viaggio è sempre immaginato
e spesso vissuto da est verso ovest e non nell'altro senso, come
se quello fosse l'unico giusto, come se andando in un senso ci
fosse il continuo immergersi nel sogno e nell'altro il ritrovarsi
miglio dopo miglio sempre più con la realtà (che
è ben più cruda) sbattuta in faccia.
La Route 66 è la Mother Road cantata da Woody Guthrie prima
e da Bob Dylan e Bruce Springsteen e mille altri dopo di lui;
ed è la vera protagonista di Furore, romanzo che John Steinbeck
pubblicò nel 1939 con la popolazione degli Stati Uniti
ancora sconvolta dalla Grande Depressione di pochi anni prima,
con i Joads assurti a simbolo di centinaia e centinaia di famiglie
costrette ad abbandonare la propria terra per cercarne una, quella
Promessa, che solo in rari casi riusciranno a trovare.
Oggi, la Route 66, fagocitata in parte dalle moderne Interstates,
ha trovato un modo per sopravvivere diventando con i suoi 4.000
kilometri il più esteso Parco Naturale del mondo.
Con "Route 66: l'America infinita" (seconda uscita della
collana "Da costa a costa" edita da Pontegobbo), Tiziana
Barbieri ci offre lo spunto per presentarci un completo panorama
dell'America di oggi per confrontarla con la nostra cara vecchia
Europa in un continuo gioco di incastri. Un viaggio attraverso
gli U.S. of A., un viaggio attraverso il suo cuore e alle sue
molteplici anime.
Ma ci sono anche i motels da quattro soldi, le ghost towns, le
pompe di benzina abbandonate, le Harley Davidson e i vecchi pick-up
arrugginiti, i tramonti nel deserto e il cielo con le nuvole "a
due piani".
E non possono certo mancare i rimandi alla musica, ma soprattutto
al cinema, perché si "può fare a meno della
realtà, ma non del desiderio".
A metà tra il saggio e il reportage, corredato da alcune
interessanti foto a colori, "Route 66: l'America infinita"
si legge tutto d'un fiato, ed è lo strumento per rispolverare
emozioni, sensazioni ed impressioni; ovviamente per chi sulla
Route 66 ci ha posato i piedi (o le ruote di un'auto a noleggio)
almeno una volta. Per tutti gli altri, leggendolo potrebbe scattare
la scintilla della curiosità e chissà che non possa
diventare meta di viaggi futuri.
(da www.bielle.org
del 5 novembre 2006)